Il superbonus 110% non verrà prorogato al 2023. Il disegno di legge di conversione del dl 41/2021 (Decreto Sostegni) ha subito forti modifiche in seguito all’approvazione di un maxiemendamento che spazza via quasi tutte le novità annunciate nei giorni scorsi.

Stralciata dunque la proroga al 2023 e bocciato l’ampliamento delle aree d’intervento: niente superbonus per alberghi, capannoni e studi professionali.

Superbonus 110%, niente proroga al 2023

Non ci sarà la proroga del superbonus al 31 dicembre 2023. C’è però l’impegno del Governo ad allungare i termini della detrazione maggiorata: il premier Draghi ha assunto l’impegno a farla in legge di Bilancio, maggioranza e parti sociali la chiedono subito per dare un quadro chiaro a imprese e famiglie che vogliono investire.  “Il governo si impegna a inserire nel disegno di legge di Bilancio per il 2022 una proroga dell’ecobonus per il 2023” ha detto il premier, “tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e sicurezza degli edifici”.

Si dovrà quindi attendere un altro decreto o, in ultima analisi, la legge di Bilancio 2022.

Superbonus 110%, bocciata l’estensione alle imprese

Per il momento non cambia neanche la platea dei beneficiari. Il Senato aveva proposto di estendere l’agevolazione ad alberghi, imprese e professionisti, nonché agli edifici privi dell’impianto di riscaldamento. Anche per questo si dovrà attendere un altro provvedimento.

La Ragioneria generale dello Stato ha bocciato la norma del dl Sostegni inserita dal Parlamento per “la cedibilità del credito di imposta nell’acquisto dei beni strumentali relativamente al Piano Transizione 4.0”, cioè il cosiddetto superbonus per le aziende. La Ragioneria ha chiesto lo stralcio sostenendo che la norma ha “potenziali rilevanti effetti sulla finanza pubblica”.

“Gli effetti finanziari – ha spiegato il dipartimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze – potrebbero essere particolarmente significativi per quei crediti che, come industria 4.0, prevedono una fruizione in quote annuali, perché l’impatto sul deficit sarebbe anticipato interamente al primo anno di utilizzo, indipendentemente dall’effettivo utilizzo in compensazione”. Per tali ragioni, “non è possibile, allo Stato, assentire proposte di estensione della cedibilità ad altre tipologie di crediti”.

Bocciata anche la cessione del credito o lo sconto in fattura sul bonus mobili ed elettrodomestici, anche in questo caso introdotta nel corso dell’esame del provvedimento nelle Commissioni del Senato.